sabato 20 marzo 2010

Specchio dell’Universo


Per il cuore e la coscienza musulmana, il Corano è lo specchio dell’Universo. Ciò che fu tradotto con “versetti” dai primi traduttori occidentali, riferendosi al vocabolario biblico, significa in arabo, letteralmente, “segno” (âyah). Anzi il Libro rivelato, il Testo scritto, è composto da segni (âyât), nello stesso modo in cui l’Universo è come un Testo che si dispiega davanti ai nostri occhi, colmo di questi stessi segni (âyât). Quando è l’intelligenza del cuore che legge il Corano e il mondo, e non la sola intelligenza analitica, i due Libri si parlano, si fanno eco, e ciascuno di essi parla dell’altro e dell’Unico. I segni ricordano il Senso…. Di nascere, di vivere, di sentire, di pensare e di morire.Ma l’eco è ancora più profondo e chiama l’intelligenza umana alla comprensione della Rivelazione, della Creazione e della loro armonia. Come l’Universo possiede delle leggi fondamentali e un suo ordine regolare (sunan al-kawniyya), che l’essere umano deve rispettare quando agisce sul proprio ambiente (in qualsiasi posto egli si trovi), allo stesso modo il Corano sancisce delle leggi, un codice morale e una pratica che la musulmana e il musulmano debbono rispettare qualunque sia l’epoca e l’ambiente. Sono le invariabili del cosmo e del Corano. Gli ulema utilizzano il termine “qa‘yt” (definitivo, non soggetto a interpretazione), quando si riferiscono a dei versetti coranici (o a delle tradizioni profetiche autentificate, ahadith), di cui l’enunciato è chiaro, esplicito e non offre alcun spazio per una interpretazione figurativa. Allo stesso modo la Creazione poggia su delle leggi universali che non si possono ignorare per vivere. La coscienza musulmana si volge verso i cinque pilastri dell’islam come verso la legge della gravitazione: sono una realtà, al di là del tempo e dello spazio, ieri come oggi, qua o laggiù.Ma, come l’universo è costantemente in movimento, ricco di una infinita diversità di specie, di esseri, di civiltà, di culture e di società, allo stesso modo il Corano, attraverso l’ampiezza di possibilità di interpretazione offerta dalla maggior parte dei versetti, nel carattere generale dei principi di azione che promulga riguardo agli affari sociali, nei silenzi che lo attraversano (ponendo così il principio primario del permesso nell’ordine dell’agire umano), allo stesso modo, dicevamo, il Corano permette all’intelligenza umana di percepire le evoluzioni della Storia, la pluralità delle lingue e delle culture e di iscriversi così nelle sinuosità del tempo e nei paesaggi dello spazio.Tra l’Universo e il Corano, tra queste due realtà, tra questi due Testi, l’intelligenza deve imparare a distinguere le leggi fondamentali ed universali (ath-thawâbit), dalle regole e modelli circostanziali e storici (al-mutaghayyirât). Essa deve dar prova di umiltà davanti all’ordine, la bellezza e l’armonia della Creazione e della Rivelazione e, contemporaneamente, deve gestire con responsabilità e creatività le proprie realizzazioni o interpretazioni, che producono straordinari successi, ma anche ingiustizie, guerre e disordini. Tra il testo e il contesto, l’intelligenza del cuore e l’intelligenza analitica determinano delle norme, riconoscono un’etica, producono il sapere, nutrono la coscienza e sviluppano l’iniziativa e la creatività, in tutti i campi dell’azione umana. Così, lontano dall’essere una prigione o un legame impedente, la Rivelazione è un invito fatto all’Uomo a ricollegarsi al suo essere più profondo, per trovarvi, insieme, il riconoscimento dei propri limiti e lo straordinario potenziale della propria intelligenza e immaginazione. Sottomettersi all’ordine del Giusto e della Sua eternità e sapersi liberi e autorizzati a riformare le ingiustizie che abitano gli ordini o i disordini dell’umana temporalità.Il Corano è un Libro per il cuore come per l’intelligenza. Nella sua vicinanza, la donna o l’uomo che possieda una scintilla di fede sa il suo cammino e le sue insufficienze. Non c’è bisogno di uno Shaykh, di un sapiente o anche di un confidente, in fondo il cuore sa…. Il cuore sa già. Questo era il senso della risposta del Profeta (pbsdl) quando fu interrogato sul sentimento morale. Alla luce del Libro egli rispose: “Interroga il tuo cuore”. E se per caso l’intelligenza dovesse lanciarsi nei meandri complessi dei differenti livelli di lettura, dall’etica applicata alle regole della pratica, allora non bisogna mai dimenticare di rivestirsi di questo pudore intellettuale che solo rivela i segreti del Testo… perché non sono gli occhi ad essere ciechi ma i cuori celati nei petti”.

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